domenica 10 febbraio 2008

VII - Tutti hanno una risposta, nessuno ha la risposta

A che scopo vivere, se alla fine, comunque, si deve morire? Dacché l'uomo è stato in grado di rendersi conto della propria natura effimera, ha cercato risposte a questa domanda. La vera risposta, quale che sia, è in realtà inutile, poiché essa potrà arrivare solo a vita conclusa.

Numerose, diverse, contraddittorie fra loro sono le risposte date. C'è chi è talmente attaccato alla volontà di vivere che deve crearsi mondi ad-hoc che possano garantirgli la vita oltre la morte. L'evoluzione della conoscenza umana sta mano a mano distruggendo questi falsi mondi. Vengono così modificati, aggiornati, eppure sono destinati a scoppiare come bolle di sapone.

Fra chi rifiuta l'attaccamento alla vita le categorie sono fra le più vaste. Fra le più antiche vi è di certo la corrente di pensiero del buddhismo, nelle sue sfaccettature. Vi è poi chi vede positivamente la dissoluzione del proprio io col resto del mondo come un evento positivo e naturale, vi è chi sceglie la morte volontaria come unica volontà assoluta.

C'è poi chi ha infinite domande, e da ciascuna domanda genera altre infinite domande, e nessuna di esse ha una risposta che sia univoca e soddisfacente.

Che valga allora forse la pena di farsi una meta-domanda, e chiedersi se abbia senso porsi la domanda, visto che comunque non si potrà avere una risposta che rifletta la realtà fino a quando non sarà perso il proprio io?

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